In un recente lavoro, Ferdinando Giugliano e Christian Odendahl hanno sostenuto che le due cause della scarsa performance economica in Italia negli ultimi 20 anni sono stati l'adesione all' euro e, cosa ancora più importante, una mancata applicazione delle riforme profonde. Nelle sue valutazioni annuali, la Commissione europea ha parlato più volte delle carenze strutturali e vi è poco disaccordo sulla necessità di riforme strutturali. Ma il ruolo di adesione all'euro è meno chiaro. Ha un tasso di cambio flessibile da offrire uno strumento aggiuntivo che può portare benefici duraturi oltre l'impatto immediato sulla bilancia commerciale? Il tasso di cambio in realtà ha aiutato l'Italia a raggiungere guadagni di occupazione sostenibile in passato? Guardiamo il periodo tra l'inizio del meccanismo di cambio (ERM) nel 1979 e il pieno abbandono della lira nel 1999. Osserviamo che la volatilità dei tassi di cambio e ammortamenti durante quel periodo non sembrano aver beneficiato del lavoro in Italia. Al contrario, è in periodi di tassi di cambio stabili che l'economia italiana spostato verso il raggiungimento del suo potenziale, che ha portato anche vantaggi nel mondo del lavoro. La storia della lira in epoca di ERM è stato una delle più svalutate e volatili.
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Oggi esistono varie tipologie di conti correnti bancari o postali che cercano anche di venire incontro alle varie esigenze e tipologie di clienti. Ad esempio esistono conti di risparmio per bambini, conti per pensionati, o conti per studenti. Il conto corrente per gli studenti infatti è una tra le migliori soluzioni che sono oggi adottate dalle famiglie per fare si che i loro figli, sopratutto se sono studenti universitari e magari fuori sede, possono contare su un budget proprio da gestire in autonomia anche se è in realtà di provenienza famigliare ma anche se deriva da una attività lavorativa magari part time che viene portata avanti dallo studente assieme con gli studi per potersi mantenere anche da solo. Per questo quasi tutte le banche oggi includono nelle loro offerte conti correnti pensati appositamente per questo tipo di clientela ovvero i conti per gli studenti universitari. Un conto per studenti viene fatto in modo che il suop titolare possa ricevere denaro mensilmente o dalla propria famiglia o dal datore di lavoro, e sostenere anche tutte le spese caratteristiche della vita da studente come l'affitto dell’alloggio e il vitto, i libri e le tasse universitarie ecc. Un conto per studenti dovrebbe inoltre offrire sempre la possibilità di gestire, anche via internet ( homebanking o mobilebanking), i vari bonifici e pagamenti da fare e offire altri strumenti di pagamento per fare acquisti on line come delle carte inserite nel conto, o carte di credito o carte prepagate. Finanza italiana Finanza italiana e rimborsi sui disservizi Purtroppo è una cosa nota che la finanza italiana sia molto problematica e costantemente in crisi. Al di là della mancanza di lavoro e del lavoro nero, un grosso problema sono i disservizi della pubblica amministrazione e i conseguenti rimborsi che spettano ai cittadini. Al centro della questione ci sono sempre i trasporti pubblici, con i consueti ritardi e scioperi. L’Autorità per i Trasporti è stata chiamata recentemente ad esprimersi su alcuni casi di pendolari di Emilia-Romagna, Abruzzo e Molise che hanno chiesto il risarcimento danni per molti ritardi e disservizi subiti. L’Authority ha raccolto le richieste dei pendolari e ha inflitto una grossa multa alle Ferrovie italiane. Trenitalia è oggetto di continue polemiche, richiami, multe, scioperi e chi più ne ha più ne metta, ma a volte i viaggiatori si riuniscono in azioni di gruppo e si fanno rappresentare da un avvocato in tribunale per essere risarciti. Il danno economico per le Ferrovie italiane è simbolico e non risolve certo il problema dei disservizi. Se la finanza italiana fosse gestita in maniera più oculata dai vertici dell’amministrazione probabilmente tutto il sistema funzionerebbe meglio e non ci sarebbe bisogno di spendere inutilmente soldi in processi, avvocati e rimborsi. Le risorse economiche di Trenitalia a volte non sono investite bene, il personale è poco e i treni sono in ritardo causando grossi problemi a chi deve viaggiare tutti i giorni per studio o per lavoro. I dipendenti dell'azienda di trasporti hanno un solo metodo per protestare e far valere i loro diritti: lo sciopero. Se vengono sottopagati, costretti a lavorare più del dovuto o comunque subiscono delle ingiustizie, possono solamente incrociare le braccia per smuovere le acque. Chi ci rimette, però, sono i viaggiatori innocenti e non è giusto. Arrivare in ritardo al lavoro può comportare delle sanzioni, oltre che un gran nervosismo e quindi un danno da stress per la salute. Allo stesso modo chi va all’università ed ha l'obbligo di frequenza deve sempre fare i conti con i ritardi dei treni e dei mezzi pubblici. I pendolari sono la categoria di persone che subisce maggiormente i danni di ritardi e scioperi dei trasporti. Fino ad oggi riuscire ad ottenere dei rimborsi non era semplice perché non era possibile collegare il biglietto del treno proprio con il treno specifico in ritardo o in sciopero. L’ultima decisione presa dall’Autorità per i Trasporti è stata clamorosa, perché per la prima volta ha stabilito che chi viaggia tutti i giorni abbia sempre e comunque il diritto ad essere risarcito per i disagi subiti dai ritardi. Chi ha potuto dimostrare di essere un pendolare e quantificare il danno si è riunito in una class action ed ha vinto la causa in tribunale. Una class action è un’azione legale condotta da un gruppo di persone contro un soggetto, che in questo caso è stato Trenitalia. È bastato dimostrare di essere dei pendolari di quella particolare tratta che il tribunale ha deciso di risarcire i viaggiatori. Se la finanza italiana funziona male è anche merito dei disservizi degli enti pubblici, in primis i trasporti. L'Italia è uno dei paesi più industrializzati al mondo. L'economia e la finanza italiana fino a qualche decennio fa contavano su produzioni artigianali e manifatturiere uniche al mondo. Il made in Italy era sinonimo di qualità e pregio stilistico. Calzature, abbigliamento, gastronomia, motori e oreficeria erano i settori trainanti di un'economia florida e prospera. Negli ultimi anni si sta assistendo ad una recessione che coinvolge in modo considerevole l'economia e la finanza italiana. L'avvento di prodotti esteri e al contempo l'esportazione di società di capitali ha provocato una stasi economica senza precedenti. In ultimo, sempre un numero sempre crescente di professionisti prepara le valige per trovare opportunità in altri stati europei o in America. L'idea generale è che non si guarda con ottimismo al futuro. Negli anni '70 gli italiani erano spinti da una forza motivazionale verso lo sviluppo economico. Oggi, la maggior parte della gente guarda sfiduciata gli anni a venire.
Cosa ha portato il Bel Paese a diventare una macchina in cui gli ingranaggi funzionano a singhiozzo? Le cause vanno da ricercare nei governi che si sono succeduti, nel fallimento dell'euro e nella poca tutela del patrimonio nazionale. L'adesione alla UE, sicuramente, ha portato dei benefici. Mettendo in rapporto questi ultimi, però, con gli svantaggi derivati, il rapporto pende a favore dei secondi. Le rigide disposizioni cui gli stati devono sottostare non sempre sono un bene. Si perde l'identità nazionale. Prodotti che contraddistinguono un paese vengono messi in discussione da direttive promulgate senza tenere conto dei singoli stati. L'economia e la finanza italiana ne hanno risentito parecchio dovendo rinunciare a produzioni e commercializzazioni che portavano grandi profitti. Basti pensare alle quote latte, alle leggi sull'olio d'oliva, per non parlare di tutti i tentavi di copiare prodotti italiani come, ad esempio parmigiano reggiano, vino e altri prodotti del settore enogastronomico. L'Italia non è un paese visto con l'ottica degli investimenti. Le aziende estere che vogliono condurre attività sul territorio si guardano bene dal farlo, in quanto la paragonano alla Grecia. Il primo elemento di cui si avvalgono nella valutazione di fattibilità è l'elevato debito pubblico. Il Bel Paese, secondo alcuni, infatti, sarebbe a rischio di crollo finanziario. La crescita rasenta lo zero e la politica italiana non fa nulla per sponsorizzare la ripresa. L'Italia, però, non corrisponde al profilo descritto. Gli italiani sono tra i migliori risparmiatori al mondo. Inoltre, l'indebitamento privato è tra i più bassi in assoluto. Ogni volta che si parla di adeguamento alle direttive l'Italia provvede nell'immediato anche se spesso non viene considerata quando, invece, bisogna ridistribuire dei ""bonus"". L'economia e la finanza italiana ha tutte le potenzialità per risollevare le sorti di questo grande paese che ha avuto la forza di rialzarsi dopo due grandi eventi bellici. La riforma della tassazione delle imprese III: questo è una delle più grandi questioni politiche ed economiche del momento. Una società è tassata al 12,7% sui suoi guadagni in Appenzello Esterno e 24,2% a Ginevra e non è un problema. Questa è concorrenza fiscale federale . Ma il tasso in un cantone di Vaud, ad esempio, o il 10,4% ad una società mista cosiddetta doppia, è 22,8% per la ordinaria attività commerciale locale non è più ammissibili per i concorrenti verso la Svizzera . Perché questa riforma? All'origine di questa grande riforma, sono l' aumento delle crescenti critiche in Europa e la politica fiscale dell'OCSE contro la Svizzera. Dal momento che la crisi finanziaria del 2007, il sistema svizzero di tassazione delle imprese è soggetto a una crescente pressione. L'Unione europea (UE) e l'OCSE hanno criticato regimi fiscali cantonali per le società holding, joint venture e la casa e la tassazione a livello federale, grandi aziende e rami finanziarie. la concorrenza è dannosa, dice Bruxelles. La terza riforma della tassazione delle imprese, lanciata nel 2010, ha lo scopo di porre fine al trattamento fiscale degli utili tra le diverse aziende di origine svizzera e fonti estere di profitti aziendali. In parole povere, un anticipo di imposta, "i paesi vicini non sono più d'accordo che molte aziende si stabiliscono in Svizzera, stanno facendo profitti significativi, stanno pagando poco fisco, in particolare sul reddito estero ". In queste circostanze, il Consiglio federale si propone di prendere in considerazione il contesto internazionale in evoluzione, pur mantenendo l'attrattiva e la competitività dell'economia svizzera. Con notevoli sfide finanziarie. Tutti status privilegiati rappresentati dal 48,3% dei 7,5 miliardi di franchi di imposta federale diretta. E lo status privilegiato dei soli cantoni di Ginevra e Vaud rappresentano il 36,4% di questo importo. "Se non possiamo fare che questi due cantoni restano interessanti, la Confederazione perde", dice Vincent Thalmann, partner di KPMG. Chi è nel mirino? Prima colpiti da questa operazione di rimozione dei tipi di imprese con agevolazioni fiscali, e molto presente nella regione del Lago di Ginevra, sono le società miste o lo stato ausiliario. In un certo senso, si tratta di aziende che hanno la maggior parte delle loro attività schierati all'estero e la cui fonte di reddito estero (commerciali, royalties, licenze, brevetti, etc.) sono tassati in Svizzera a un tasso privilegiato. Essi beneficiano di un'esenzione fiscale del 80% degli utili esteri, riducendo di molto le loro aliquote fiscali in Svizzera. Nonostante le polemiche del Movimento 5 stelle in merito ad un presunto ritardo da parte del governo, la legge di bilancio è stata finalmente firmata dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Com'è noto, si tratta dell'anticamera della discussione che si terrà in Parlamento in occasione della quale verranno analizzati tutti gli articoli della manovra.
Manovra finanziaria: la posizione del governo Entro metà novembre l'Europa renderà note le previsioni di crescita di tutti gli Stati membri dell'Unione europea e nel mese di dicembre emetterà il cosiddetto parere di compatibilità rispetto al bilancio complessivo dell'Euro-zona. Sarà, dunque, necessario attendere ancora per scoprire se il lavoro diplomatico messo a punto dal Ministro dell'economia Pier Carlo Padoan ha dato i suoi frutti. Le richieste di Palazzo Chigi sono chiare: 2 miliardi in più rispetto agli obiettivi di deficit. Il denaro in questione sarà necessario per fare fronte alla complessa questione degli esodati, per elargire il bonus da 800 euro alle future mamme a cui, tra le altre cose, saranno destinati anche 1000 euro all'anno per gli asili nido. La manovra finanziaria prevede anche il prolungamento di un anno del congedo per i papà. Per lo sviluppo sono stati previsti ben 2 miliardi di euro. Viabilità, dissesto idrogeologico, risanamento degli edifici scolastici: sono questi solo alcuni degli interventi presenti nell'elenco delle priorità del governo. Incentivi e rilancio dell'economia Il governo guidato da Matteo Renzi nella manovra finanziaria ha inserito anche gli incentivi a pioggia per le ristrutturazioni edilizie e l'efficientamento energetico che nei condomini potranno arrivare addirittura al 75% di sgravi per le parti comuni entro il 2021. Addirittura, è stato confermato lo stop all'aumento delle tasse locali per tutto il 2017. Le aziende che acquistano beni strumentali, poi, potranno beneficiare di un super-ammortamento del 150%. La percentuale in questione può salire al 250% nel caso in cui le aziende decidessero di fare investimenti tecnologici o spendessero del denaro per la digitalizzazione. Sale, infine, al 50% il credito d'imposta per ricerca e sviluppo fino al 2020. A questo punto, pertanto, non resta altro da fare che attendere l'opinione dell'Unione europea in merito alla manovra del Premier Renzi e del Ministro dell'economia Padoan. Ovviamente, non è mancato il disappunto da parte di alcuni esponenti del Consiglio europeo che non hanno accolto di buon grado le dichiarazioni di Matteo Renzi in merito al denaro da destinare alla ricostruzione. Il terremoto che negli ultimi giorni ha colpito ancora una volta in centro Italia, infatti, ha costretto il premier ha rivedere la propria posizione nei confronti delle misure imposte proprio dall'Europa. Dal governo è stata palesata la volontà di utilizzare tutto il denaro necessario per la ricostruzione, indipendentemente dalla posizione dei burocrati europei. C'è da scommettere che una risposta da parte dell'Europa all'indirizzo del governo di Matteo Renzi non tarderà ad arrivare. E 'sicuramente tempo per i governi di tutto il mondo, tra cui Australia , di ricordare la prima legge sulle buche: se siete in uno, smettere di scavare. I governi hanno scavato follemente dal momento che la crisi finanziaria globale, l'iniezione di enormi quantità di stimolo monetario e fiscale non ha funzionato. Non c'è molto da mostrare nemmeno in Australia - un disegno di legge di interesse di $ 16 miliardi sul debito pubblico rispetto a zero prima della crisi, e un tasso di crescita e la disoccupazione che stanno lottando per soddisfare nel medio e lungo termine. Il Fondo monetario internazionale (FMI) ha ripetutamente abbassato le sue previsioni di crescita globale negli ultimi dieci anni ed è in procinto di rilasciare un altra previsione di crescita globale. L'economia mondiale è al suo 6 ° anno di sotto della crescita media dal 1990 e in Giappone non è cresciuta - il suo PIL nel 2016 è esattamente al livello del 2008 - nonostante le enormi quantità di stimolo monetario e fiscale da oltre un decennio. La crescita in Europa è rimasta al di sotto dell'1% ogni anno dal 2008, ben al di sotto dei livelli pre-crisi, nonostante la Federal Reserve negli Stati Uniti senza sosta sta a pompare nuovo denaro nel sistema bancario con tassi di interesse già a zero. E gli Stati Uniti restano anche in uno stallo con una crescita del 1,5%, inferiore alla media di lungo periodo del 2,5%, avendo anche pompato nuovo denaro nel suo sistema bancario e l'esecuzione di deficit di bilancio ogni anno che ha visto il debito pubblico costantemente crescere come quota di economia. Incredibilmente, il FMI e alcuni governi non hanno rinunciato. Essi ora accettano che il denaro forse a buon mercato e in abbondanza non ha funzionato, ma ancora si aggrappano allo stimolo fiscale come l'ultima grande speranza . Secondo il FMI, la spesa in infrastrutture e il debito pubblico finanziato è la risposta - si pensi a reti di strade, porti di alimentazione e comunicazione. Essi hanno costruito un modello matematico che mostra che tale spesa in infrastrutture, finanziato da prestiti, in realtà riduce il debito pubblico in rapporto al PIL in un mondo di bassi tassi di interesse. Questo perché aumenta il PIL e solleva il debito, e aumenta il benessere economico generale. Questo sarà musica per le orecchie di quei politici che vogliono trascorrere opere sulle infrastrutture. E 'comunque una chimera. Il problema non è tanto ciò per cui il debito è usato , anche se questo non importa, è più la dimensione del debito stesso. Dal 2008, il debito pubblico è aumentato in quasi tutti i paesi avanzati in rapporto al PIL. Nel governo degli Stati Uniti il debito è aumentato 92-125%, nel Regno Unito 63-114%, in Giappone 184-246%, in Australia 34-65%, e anche in Germania del 68-82% . La combinazione di un aumento del debito pubblico e la forte espansione dei prezzi delle attività (azioni e alloggio) finanziati dallo stimolo monetario è pericoloso. Abbiamo visto attraverso la crisi finanziaria globale gli effetti devastanti di un crollo dei prezzi delle attività sull'economia, in particolare sulle economie con debiti se detenuti dal settore privato o pubblico. In effetti è questa memoria che è sicuramente uno dei fattori che attualmente frenano la spesa da parte delle famiglie e delle imprese. In questo ambiente, sarebbe imprudente dei governi di intraprendere un importante stimolo fiscale che aumenta ulteriormente i loro livelli di debito. Il modello del FMI non tiene conto del rischio di un crollo dei prezzi delle attività in un mondo di alto debito e l'effetto che questo ha sulla spesa del settore privato. Va detto che il modello del FMI è essenzialmente lo stesso tipo di modello che utilizza per prevedere la crescita del PIL dei paesi, e che The Economist aveva trovato un record spaventoso di imprecisione. La squadra Economist ha preso un campione di 220 casi di 1999-2014 in cui un paese è passato da una crescita in un anno alla recessione nel prossimo, e ha scoperto che il FMI non aveva mai predetto la recessione che incombe nelle previsioni di aprile dell'anno precedente. C'è almeno una prescrizione del problema di crescita bassa che i governi non hanno ancora provato. Che è quello di non fare proprio nulla - smettere di scavare. Potremmo anche scoprire cose su di poteri rigeneranti dell'economia che non sapevamo, o avevamo dimenticato. TFR è l'acronimo di trattamento fine rapporto e consiste in una cifra che verrà corrisposta al lavoratore quando andrà in pensione. Considerati i tempi e lo stato attuale della finanza italiana, la legge è cambiata in questo ambito, perché l’argomento pensione è oggetto di continue modifiche, proroghe, limiti e perfino dubbi; il TFR adesso si può ottenere anche prima, purché sussistano determinate condizioni ben precise. Fino al 31 dicembre 2006 il trattamento di fine rapporto rimaneva in mano l'azienda fino al momento della cessazione del rapporto lavorativo ed era gestito completamente dal datore di lavoro; in alcuni casi eccezionali ne poteva essere richiesta una parte in anticipo dal dipendente. Oggi è la legge italiana che ha stabilito regole su modi, tempi e requisiti per ottenere il TFR. L'anticipo può essere chiesto prima di andare in pensione, purché si sia dipendenti del settore privato con un'anzianità di servizio maggiore di otto anni.
Tra i molti cambiamenti per la gestione della finanza italiana, uno dei più interessanti è la possibilità di ottenere il trattamento di fine rapporto prima di andare in pensione, tuttavia la somma richiesta non può superare il 70% di quella maturata sino a quel momento. Oltre che un versamento periodico in busta paga, il TFR si può richiedere tutto insieme solamente una volta e per motivi specifici. L'anticipo del TFR si può domandare per delle spese sanitarie eccezionali riconosciute da strutture mediche pubbliche, oppure per l'acquisto della prima casa per se stessi o per i figli, anche a nome del coniuge purché ci sia la comunione dei beni. La richiesta può essere inoltrata in questi casi, tuttavia l'azienda può anche rinunciare nel caso in cui i lavoratori dipendenti che abbiano richiesto l'anticipo superino del 10% il totale degli impiegati, oppure la forza lavoro della ditta diventi inferiore del 4%. L’anticipo del TFR viene concesso in ordine cronologico ed è tassato dall’Agenzia delle Entrate con un'aliquota media calcolata sugli ultimi cinque anni lavorativi. Il Fisco ha tre anni di tempo per calcolare la tassa da applicare all'anticipo sul TFR e se la somma è superiore a 100 euro arriverà una cartella delle tasse a casa che si può pagare anche a rate. Se la differenza è favorevole il versamento fiscale in eccesso dovrebbe essere rimborsato. A seconda della destinazione del TFR cambiano le tasse; per la maggior parte delle spese e l'acquisto della casa l'aliquota è del 23%, per le spese sanitarie del 15% e diminuisce ogni anno dello 0,3% fino a diventare del 9% dal 35º anno in poi. A causa della sempre più precaria condizione della finanza italiana, molti scelgono di usare il TFR come strumento previdenziale, ossia farlo versare direttamente dall'azienda presso un ente assicurativo, e in questo caso per poterlo ottenere in anticipo vi sono regole meno restrittive e più flessibili. Chi sta per smettere di lavorare deve sempre prestare molta attenzione alle ultime news di finanza, perché il Governo vara continuamente nuove leggi ed emendamenti che modificano le condizioni necessarie per raggiungere la tanto sospirata pensione. Con il mese di settembre i politici sono tornati al lavoro e gli appuntamenti in programma sono molto fitti; a ottobre dovrà essere presentata la legge di bilancio, che probabilmente sarà anticipata da una nota di aggiornamento da far approvare alle Camere. Entro la fine del mese bisognerà sapere quali saranno le sorti del progetto esecutivo della riforma delle pensioni da introdurre nella legge di stabilità 2017. Si dovrà discutere di opzione donna, lavoratori precoci ed esodati oltre a molte altre tematiche calde come la flessibilità in uscita. A partire dalla prima metà del mese la Commissione Lavoro della Camera dovrà riuscire a trovare un accordo per quel che riguarda l'ottava salvaguardia delle pensioni. Bisogna informarsi e rimanere aggiornati sulle ultime news di finanza e politica, perché nei prossimi giorni si dovrebbe sapere qualcosa di concreto sull'ottava salvaguardia. Gli esodati rimasti fuori dalle precedenti salvaguardie sono più di 32mila e attualmente sono tutelati dal decreto legge Damiano in attesa che inizi l'iter parlamentare. Potranno beneficiare dell'ottava salvaguardia 6800 lavoratori in trattamento speciale e in stato di mobilità, 25.200 lavoratori, inclusi quelli a tempo determinato, gli addetti alla somministrazione e quelli agricoli che riusciranno ad ottenere i requisiti previdenziali entro il 31 dicembre 2019. Se la legge dovesse ottenere il via libera senza ulteriori modifiche, oltre a coloro che avranno maturato i requisiti pensionistici entro la fine del 1019, ne potranno usufruire coloro che li hanno maturati entro tre anni dal termine della mobilità. Le manovre correttive della legge Fornero prevedono interventi sulla flessibilità in uscita e la pensione anticipata. Le misure dovrebbero consentire un accumulo di contributi che sono stati maturati durante il periodo della previdenza pubblica. Vi saranno modifiche anche per quello che riguarda la previdenza integrativa e l'opzione donna, grazie alla quale dovrebbero essere messe a disposizione del Governo delle risorse per sovvenzionare le lavoratrici nate nel 1958. Nelle prossime settimane verranno discussi molti argomenti caldi e si parla anche di ulteriori interventi per modificare le pensioni nel corso del 2017, come alcuni interventi a favore dei giovani. Con la fine dell'estate le news di finanza riprenderanno ad essere disponibili tutti i giorni su argomenti importanti come il lavoro, le pensioni, la disoccupazione e la crisi finanziaria. La tanto discussa speranza di vita sarà uno dei temi dibattuti, perché con l'andare degli anni si allungheranno sempre di più i termini per raggiungere i requisiti pensionistici. Confartigianato ha diffuso dati molto entusiasmanti in merito alla produzione di biciclette. Ad oggi, infatti, in Italia lavorano 3.043 aziende che producono, riparano o noleggiano biciclette con un totale di 7.815 dipendenti. Mobilità dolce: dalle auto alle biciclette Senza alcun dubbio, ad aver incentivato notevolmente l'acquisto delle biciclette sono state le politiche volte a salvaguardare l'ambiente. Non solo sport, dunque. A spingere gli italiani ad utilizzare la bicicletta è la volontà di non inquinare e di vivere in un ambiente sempre più pulito e, soprattutto, sano. Niente più automobile per recarsi sul posto di lavoro, a scuola o, addirittura, a fare la spesa? A quanto pare, sembra proprio di no. A giovarne non poco è la piccola e media industria che ha visto un aumento sensibile della domanda di mezzi di trasporto a due ruote. Addirittura, è interessante tenere conto del fatto che a guadagnare non sono solo i produttori di biciclette ma anche le aziende che si occupano di fabbricare l'abbigliamento tecnico ed ogni genere di accessorio. In buona sostanza, stando ai dati diffusi da Confartigianato, abbiamo a che fare con un fatturato che ammonta a 1,2 miliardi di euro. Il settore dell'export Un dato di cui è necessario tenere conto riguarda il fatto che la richiesta proviene anche dai Paesi esteri. La metà delle richieste, infatti, arriva proprio dagli stranieri. Scendendo nel dettaglio, il fatturato estero vale poco più di 617 milioni di euro. Il trend è in continua crescita e dal 2014 ad oggi ha guadagnato addirittura 2,2 punti percentuali. Ad acquistare più biciclette in Italia sono i francesi. Produzione interna: i numeri Solo nei primi due mesi dell'anno in corso, la produzione di biciclette ha guadagnato ben 13,8 punti percentuali. Se paragonato al medesimo periodo dell'anno precedente, si tratta di un dato davvero molto importante che lascia ben sperare per il futuro. Il trend, infatti, è a dir poco positivo. L'aumento è stato del 6,6%. Ad essere aumentato è anche il numero degli occupati. 3.936: è questo il numero dei dipendenti che ogni giorno assemblano, producono, riparano e noleggiano biciclette. La regione italiana in cui si producono più biciclette è la Lombardia. Le politiche ambientali messe a punto in Lombardia hanno dato buoni frutti e non è affatto da escludere un ulteriore aumento del trend. In sintesi, anche in Italia si sta abbandonando la cultura dell'automobile a favore di mezzi di trasporti eco-sostenibili. Una cosa è certa: il percorso da fare è ancora molto lungo e ogni regione dovrà incentivare l'utilizzo delle biciclette soprattutto attraverso la creazione di infrastrutture adeguate. La ripresa economica tanto attesa potrebbe passare anche dalla produzione di biciclette e l'economia green potrebbe diventare una realtà Non resta altro da fare, quindi, che avviare e/o potenziare le politiche ambientali al fine di incentivare l'acquisto e l'utilizzo delle biciclette su tutto il territorio. |